Da “101 Storie su Milano che non
ti hanno mai raccontato” di Francesca Belotti – Gian Luca Margheriti – Newton
Compton Editori
Oltre al panettone un altro
dolce tipico di Milano è la colomba,forse un po’ meno nota rispetto al primo;
le sue origini si perdono in una leggenda che affonda le proprie radici assai
lontano nel tempo.
Siamo
alla corte di Alboino, re dei Longobardi. Da qualche anno il re guerriero ha
sottomesso Milano. Era usanza che ogni anno, il giorno prima di Pasqua, la
popolazione della città portasse in dono al conquistatore cibo, oggetti di
artigianato e soprattutto dieci giovani vergini, di cui il re poteva disporre a
piacere.
La
cerimonia si svolgeva ormai secondo un rituale ben consolidato: i dignitari
della corte longobarda prendevano posto nella sala; poi entravano i
rappresentanti della città. Solo a quel punto alcuni servi, adeguatamente istruiti,
cominciavano a portare davanti al re i doni. Prima venivano le armi e le
suppellettili. Tutti gli artigiani di Milano partecipavano a queste regalie
sperando che la città fosse risparmiata dal feroce sovrano. Dopo gli oggetti
era la volta del cibo. Pezzi di carne, frutti dorati e verdure fresche
sfilarono davanti al sovrano annoiato come ogni anno. Ma quell’anno per la
prima volta i milanesi si azzardarono a proporre al sovrano qualcosa di nuovo:
era la recente creazione di un fornaio, un dolce nuovo a cui il panettiere
aveva deciso di dare la forma di una colomba. Un po’ perché la Pasqua era ormai
alle porte, un po’ perché sperava con quel forte simbolo di pace di influenzare
le decisioni Alboino.
Al passaggio
del dolce il re parve risvegliarsi dal suo torpore. Con un gesto imperiose
della mano fermò i servitori e chiese di poterne assaggiare un pezzo. Un uomo
era già pronto con un coltello a staccare una parte della colomba e porgerla al
sovrano. Già al primo morso la faccia di Alboino si aprì in un sorriso. Quel
dolce era squisito. Alboino si alzò in piedi e terminato il dolce giurò che si
sarebbe impegnato a rispettare e a far rispettare la colomba come simbolo della
pace e della Pasqua.
Era
adesso il momento più atteso dal re: le dieci vergini furono portate davanti a lui.
Erano tutte bellissime. Le ancelle le avevano lavate, profumate e rivestite con
le tuniche più preziose che il re aveva rubato durante le sue scorrerie. Le
dieci ragazze fissavano il pavimento intimorite dal destino che le attendeva.
Alboino si avvicinò alla prima della fila e accarezzandole il volto le chiese
il suo nome. La ragazza fu colta allora da un’idea improvvisa che forse le
avrebbe potuto salvare la vita e senza indugio rispose:”Colomba!”. Alboino
ristette un attimo. Poi si rivolse alla seconda della fila e anche lei rispose:
“Colomba!” e così fecero le altre. Alboino divertito e sorpreso dalla presenza
di spirito delle fanciulle, accordò loro la libertà in onore della promessa
fatta poco prima, non senza fare dono a tutte e dieci di una cospicua dote. Da
allora a Milano, e non solo, si usa celebrare la Pasqua consumando quel dolce
che salvò la vita a dieci povere vergini.
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