La Festa dei Morti in Sicilia mi era
stata raccontata anni fa da una mia collega che ha il marito siciliano.
Inizialmente ne ero rimasta stupita, poi la cosa mi era piaciuta tantissimo.
Non è bello che i nostri cari che non ci sono più possano tornare a portarci
dei dolci?
Questo racconto l'ho trovato su www.fantasymagazine.it
I miti, le leggende, le tradizioni del culto dello spirito dei "morti", in Sicilia. (Letizia Mirabile)
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I miti, le leggende, le tradizioni del culto dello spirito dei "morti", in Sicilia. (Letizia Mirabile)
La Sicilia è una strana terra. Viene identificata, da alcune correnti esoteriche, con una delle porte per l'aldilà. Spesso è considerata una delle ultime tappe del ciclo di reincarnazioni.
Qualunque sia la natura di quest'isola, la cosa certa è che, come per molti
aspetti, è contraddittoria.
Anche il suo rapporto con la morte risente di questa ambivalenza. Da un
lato le anime dei trapassati venivano scacciate attraverso riti e preghiere, in
quanto le si considerava infernali, complice l'influenza della Chiesa, che
voleva abolire il perdurare dei riti pagani all'interno del calendario
ecclesiastico; dall'altro invece proprio le anime dei defunti venivano invocate
per chiedere protezione e aiuto.
Durante la notte fra l'1 e il 2 novembre si dice che gli avi si
risvegliassero e andassero a rifornirsi di dolci, giocattoli, regali, sottratti
ai negozianti, per regalarli ai piccoli della famiglia, qualora questi li
avessero meritati. Nel caso in cui, invece, ci fossero delle controversie sulla
bontà dei bimbi, questi ultimi non potrebbero che ricevere carbone,
naturalmente di zucchero, oltre a una bella grattatina ai piedi (da qui l'usanza
di nascondere le grattugie).
Regali tipici di coloro che furono sono i pupi a cena: dolci antropomorfi,
di chiara origine romana, fatti con lo zucchero; il canestro: un cesto colmo di
frutta secca, biscotti al cioccolato, frutti di martorana, cioè frutti di pasta
di mandorla, pane con l'uvetta e giocattoli. Spesso si donavano anche scarpe
nuove, per una “buona camminata”, a mo' di augurio per il nuovo anno.
La giornata del 2 Novembre trascorreva secondo un rituale classico: al
mattino mentre i bambini davano la caccia ai regali, i grandi si preparavano
per il consueto giro per i cimiteri. Nessun tipo di tristezza: era come se si
andasse a trovare la vecchia zia. In fondo queste presenze convivevano con i
viventi, a loro si chiedeva consiglio, e non solo per i numeri da giocare al
lotto, ma anche per decisioni importanti sia in campo amoroso, sia lavorativo,
o su un investimento da fare. Ci si armava, e per la verità si fa tutt'ora, di
enormi fasci di fiori da distribuire sulle lapidi. Durante la processione era
frequente incontrare conoscenti e amici altrettando ingombrati dal fogliame
delle composizioni floreali.
Fino al secolo scorso si usava pranzare al cimitero per rendere onore ai
propri cari, per dimostrare loro vicinanza, affetto e per ingraziarsi la loro
benevolenza e protezione contro le forze oscure della vita. Oggi queste
dimostrazioni esteriori sono venute meno, ma sussiste il legame forte queste
credenze, che diventano certezze attraverso strane conferme inspiegabili.
I nostri cari non ci abbandonano mai.
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