Da “101 Storie su Milano che non ti hanno mai raccontato”
di Francesca Belotti – Gian Luca Margheriti – Newton Compton Editori
Il latrato di un cane di una vicina
di casa spinse Ugo a schiacciarsi ancora di più contro il muro, quasi a
penetrare il buio della notte. Trattenne il fiato per un tempo che gli parve
infinito. Poi il cane cessò le sue notturne rimostranze e il giovane poté
ricominciare a respirare. Aveva fatto quella stessa strada ogni sera per mesi. Eppure
quella notte era qualcosa di diverso a preoccuparlo. Nel pomeriggio aveva preso
una coppia di falchi e li aveva venduti per comprare un po’ di burro. Era una
cosa gravissima, lo sapeva. Lui, il falconiere di Ludovico il Moro, signore di
Milano, era responsabile di quegli uccelli e se il Moro si fosse accorto della
loro mancanza, nemmeno le suppliche di suo padre, Giacomo degli Atellani, molto
amico di Ludovico, avrebbero potuto salvarlo da una feroce punizione. Erano
stati gli occhi di Adalgisa, la donna che amava, gonfi di lacrime, a spingerlo
a compiere quel gesto sconsiderato.
Adalgisa era la figlia di un fornaio
di corso Magenta,Toni. Le cose per la famiglia di Adalgisa da un po’ non
andavano bene. Le loro notti da amanti segreti si erano dovute interrompere
perché il lavorante del padre si era
ammalato. Ugo per poter continuare a vedere la bella Adalgisa aveva allora
deciso di farsi assumere da Toni come garzone. Lui, il falconiere di corte, che
abitava in uno dei palazzi più belli di Milano, dono del Moro a suo padre,
rampollo di una delle più nobili famiglie di Milano, che non avrebbe potuto
nemmeno degnare di una parola la giovane figlia del fornaio. Ugo passava le
notti nell’umile bottega di toni, sporco di farina, a impastare pagnotte per il
popolo. Ma nemmeno questo era bastato. L’apertura di una nuova bottega, poco
distante da quella di Toni, aveva fatto colare a picco gli affari del padre di
Adalgisa.
Ogni notte, prima che i due amanti
si separassero, Adalgisa piangeva le amare lacrime della sconfitta tra le
braccia del falconiere. Nessuna via d’uscita sembrava esserci. E anche il loro
amore era destinato a finire: il padre avrebbe dovuto chiudere la bottega e
probabilmente trasferirsi altrove. E allora Ugo aveva preso la decisione. Due
falchi e il rischio della punizione del Moro erano un ben misero pegno da
pagare per avere ancora l’amore di Adalgisa. I due falchi erano spariti dietro
un banco del mercato nero, sostituiti da un bel gruzzolo di monete sonanti. Con
queste Ugo aveva fatto un buon affare e aveva comprato una grossa quantità di
burro. Lo stesso burro che ora proteggeva con il suo mantello mentre a schiena
curva correva tra le ombre verso la bottega di Toni. Quella notte aggiunse al
solito impasto del pane il burro appena acquistato.
I risultati non tardarono a farsi
vedere. La mattina dopo il negozio di Toni fu preso d’assalto: per le strade
non si parlava d’altro che di quell’ottimo pane che si trovava solo nella
piccola bottega di corso Magenta.
Comunque per Ugo non era abbastanza.
Il giorno dopo sottrasse altri due falchi al Moro e trasformò i soldi
guadagnati in altro burro e in zucchero. Ora l’impasto era davvero squisito. E
i milanesi non tardarono ad accorgersene. La bottega di toni fu letteralmente
presa d’assalto per aggiudicarsi uno di quei pani speciali che già tutti
cominciarono a chiamare pan del toni(presto storpiato in “panettone”)
Ugo diede un ultimo tocco di classe
alla ricetta, quando ormai il Natale era alle porte, aggiungendo uova, cedro
candito e uva sultanina. Il dolce più famoso di Milano era nato. E la storia si
avviava verso il lieto fine: gli affari erano tanto migliorati che Toni era
diventato ricco e finalmente Ugo poteva presentare Adalgisa ai suoi genitori
senza problemi, considerato che ora apparteneva a una famiglia decisamente
agiata. Tanto agiata che Giacomo degli Atellani non ebbe nulla da ridire quando
i due decisero di convolare a giuste nozze.
Ludovico il Moro per quei quattro
falchi persi non se la prese poi molto; forse Ugo portò in dono un paio di
panettoni anche al signore di Milano per risarcirlo del danno subìto. E il
panettone, si sa, addolcisce chiunque.
Ma che bella che è questa storia!!! Non la conoscevo, ed è veramente interessante sapere quali sono le origini delle cose che allietano la nostra tavola e le nostre feste. Mi piace, mi piace veramente la storia di come è nato il panettone, grazie!!! :-D
RispondiEliminaE' piaciuta molto anche a me, su questo libro ci sono un sacco di storielle interessanti :D
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